Il Museo d’Impresa Luxardo: architettura che diventa storytelling
Il nuovo progetto dello Studio Architetti Mar che narra la storia della famiglia Luxardo, 200 anni di impresa tra la tragedia delle foibe e il coraggio della rinascita in una nuova casa.
La grande fabbrica di Zara venne completamente distrutta durante la seconda guerra mondiale, poi la tragedia delle foibe che travolge la famiglia costretta all’esodo, fino al nuovo inizio in una nuova terra, i Colli Euganei e ai successi mondiali attuali: la storia della Luxardo necessitava di un museo dedicato. E non un museo qualunque, ma un “Museo d’Impresa” capace di incarnare insieme una storia ricchissima di reperti, drammi, aneddoti autorevoli e intrecci con personaggi celebri del ‘900, e anche i valori imprenditoriali di chi ha saputo ricostruire da zero, altrove, fino al successo internazionale.
A disegnare le forme e i nuovi orizzonti narrativi di questa storia straordinaria lo Studio Architetti Mar di Venezia, guidato dall’Architetto Giovanna Mar, alle prese con una duplice e insolita missione per uno studio di architettura: progettare la struttura che avrebbe contenuto il museo, adiacente all’azienda produttiva storica di Torreglia, e al contempo ideare gli allestimenti interni.
Una contaminazione di punti di vista e esigenze progettuali che rappresentano il vero punto di forza del Museo, inaugurato a marzo 2023, e che è quindi il frutto di un lavoro concertato di memoria, sintesi ed espressione artistica e architettonica di messaggi chiave e valori che sono alla base dell’intera azienda.
ALLESTIMENTI INTERNI, NARRAZIONE NON CONVENZIONALE
“L’architettura – spiega Giovanna Mar – si è avvalsa di strumenti narrativi non convenzionali che incastonano nella tradizione della costruzione nuove prospettive che cercano di rappresentare con forme inusitate, materiali usati in modo non tradizionale, contrasti cromatici e di luce, metafore e ossimori. Lo stesso vale per la scelta del metodo di narrazione museale (story telling) che già ingloba in sé i due caratteri fondamentali, quello del passato e quello del futuro, integrando il sistema di rappresentazione definibile “fisico” a quello “multimediale”, il narrativo tradizionale e quello più contemporaneo definibile immersivo emotivo”.
Il museo ha trovato spazio, nei 600 mq calpestabili in un piano inutilizzato, lasciato al grezzo, della fabbrica. Protagonista assoluto è il sistema di accesso al museo che definisce la facciata principale della struttura: una rampa lenta, che rende accessibile a tutti l’area espositiva, si appoggia ad uno dei due fronti dell’edificio ed è racchiusa da un involucro aperto in lame di corten che, in alcuni punti, si piegano e ruotano a formare con il passaggio della luce del sole una scritta che identifica l’edificio nella sua funzione e in ciò che ospita: Museo Luxardo.
“ Il corten – continua – lega in acciaio e rame è un materiale ruvido vero, concreto, sincero ha grandi doti di durabilità grazie al suo processo di passivazione naturale. L’abbiamo scelto come materiale perché ritenuto, nelle cromie e nella sua spiccata matericità, il più adeguato dal punto di vista paesaggistico. Esso fa sì che il volume si inserisca nel paesaggio dei Colli Euganei in modo coerente e silenzioso. Ma la sua matericità e la compattezza del volume è sorpendentemente negata dalla presenza di questi tagli, queste ferite che fanno si che la luce entri in questo percorso”.
L’USO DEL CORTEN A LAME VERTICALI, SIMBOLO DELLE FERITE DELLA STORIA
Il sistema a lame verticali, staccate l’una dall’altra e ritorte, crea un gioco di luci ed ombre, a seconda dell’ora del giorno e della stagione, facendo sì che lungo il percorso (pareti e pavimento), si possa leggere la proiezione delle scritte sempre in modo diverso, in 365 modi diversi durante l’anno. “Ma, in modo più intimo- spiega l’arch. Mar – le ferite che fanno entrare la luce, sempre in modo diverso, altro non sono che la metafora dell’esperienza del dolore che genera la luce e la forza nella coscienza umana e che determina, là dove c’è la capacità, la forza della rinascita. Le lame ritorte aprono squarci sull’involucro che generano nuovi punti di osservazione verso il paesaggio, piegando il materiale al nuovo e al futuro”.
LE CINQUE SEZIONI NARRATIVE
Il museo è articolato in 5 sezioni narrative, in un percorso circolare. Il percorso di visita inizia con un’esperienza immersiva, che attraverso metafore rappresentate da immagini e linguaggio che punta al coinvolgimento emotivo, consente all’interlocutore due diversi livelli di lettura: Gli eventi che hanno caratterizzato la storia della famiglia, le emozioni che le immagini evocano in ciascuno di noi, e che aprono alla sfera dei valori universali intesi come quelli che accomunano nella vita ciascuno di noi (La speranza nel futuro, la danza della vita, le certezze che si sgretolano, la tragedia che travolge e sconvolge e a volte il coraggio ti manca, la paura dell’ignoto).
“L’esperienza della sala immersiva è un ponte tra il visibile e l’invisibile, tra il tangibile e l’intangibile, narrazione di una storia umana che ha in sè concretezza ed emozioni, forza tenacia dolore e ambizioni, ma soprattutto coraggio”.
Rassegna Stampa